18 APRILE 2006
Per la serie «chi l’avrebbe mai detto»!
Intorno al mese di dicembre 2005 Michele Bellio presenta a degli amici alcuni brevissimi copioni, esprimendo il desiderio di realizzarne alcuni insieme a chi di loro avrebbe voluto partecipare.
Dotato solamente di un cavalletto e di una piccola videocamera Digital 8, il gruppo si arma di coraggio e pazienza e nell’arco di quattro mesi porta a termine ben cinque cortometraggi.
Particolarmente soddisfatti del risultato, che va oltre le iniziali aspettative, i ragazzi decidono di provare a fare richiesta alla Cassa Rurale di Tuenno – Val di Non, per poter organizzare una serata in cui presentare il frutto del proprio lavoro.
Sostenuta da Alberto Mosca, con la collaborazione di NOS Magazine (che interverrà come sponsor di supporto), la proposta incontra il favore della direzione, che stanzia un finanziamento per le spese pubblicitarie e mette a disposizione la splendida sala polifunzionale della sede di via Marconi, a Cles.
Titubanti all’idea della sfida, ma decisi a portare in scena il proprio operato, i giovani artisti passano il mese di marzo a cercare di rendere i loro lavori il più presentabile possibile, danno inizio ad un’intensa campagna pubblicitaria (radio e quotidiani locali, manifesti…) ed organizzano nei minimi dettagli lo svolgimento della serata. Quest’ultima, infatti, ha un filo conduttore ben preciso: le emozioni.
Divisa in due parti nettamente distinte, la presentazione concentra le opere più astratte nella prima sezione (recuperando "Feelings", cortometraggio del 2005 di Michele Bellio) e gradualmente si avvia ad un prototipo di narrazione lineare ("Poesia degli equivoci"), mentre sullo sfondo prende forma una riflessione sull’incomprensibilità e la varietà degli stati d’animo umani.
Salutata da una sala strapiena (ben oltre i 240 posti a sedere) e da generosi applausi, la manifestazione segna la nascita ufficiale del Gruppo Culturale Sguardi, poi evolutosi in Associazione.
(Italia, 2006, colore, 6')
Regia, sceneggiatura e montaggio di Michele Bellio
Aiuto regia Nicola Bortolamedi
Sospesa sulle note di Wolfgang Amadeus Mozart (Klarinettenkonzert A-dur K. 622 Adagio), una lunga sequela di riprese del paese di Malé (TN), località in cui Michele Bellio (che compare in alcune scene) ha trascorso molto del suo tempo durante l’infanzia.
Privo di un vero e proprio filo conduttore, semplicemente affidato alla suggestione della musica, il corto si scinde in tre diversi piani percettivi: quello uditivo (dato appunto dalla colonna sonora); quello visivo, in cui il collage di immagini è ritmato da ogni possibile tipologia di stacco (tendine, iridi, dissolvenze…), in una sorta di giocoso rimando all’infanzia; il piano riflessivo, alimentato da brevi spezzoni di frasi, non sempre comprensibili perché poste in trasparenza, ma non necessariamente consequenziali o necessarie ai fini della riflessione.
Per volontà del regista, è compito dello spettatore decidere a quali sensazioni affidare la propria visione. Da qui la scelta di enfatizzare i toni, per facilitare il coinvolgimento diretto di chi sta guardando.
Dedicato a chi ha provato una sensazione simile per un qualsiasi luogo della sua infanzia, il corto si conclude con uno speranzoso ed improvviso sguardo verso un futuro più incerto, lontano dalle sicurezze e dal calore dei ricordi.
Fuori concorso alla prima edizione del Festival Cinemazero di Trento (2006)
(Italia, 2005, b/n, 4')
Regia, sceneggiatura e montaggio di Michele Bellio.
Con Marika Larcher, Rosaria Prota, Nicola Bortolamedi, Michele Bellio.
Musiche ed effetti sonori di Massimo Faes.
Il caos delle emozioni umane. Sfuggenti, ossessive, talvolta inquietanti. Un bianco e nero contrastato circonda brandelli di un umanità robotica che pratica gesti talmente normali da risultare insensati, alla disperata ricerca di una sensazione pura, diretta semplice.
Un sonoro cavernoso, angosciante e ripetitivo spinge il corto al limite dell’ossessione, obbligando lo spettatore ad uno sforzo di concentrazione notevole.
Il testo che alterna le immagini, seguito dall’ambiguo simbolo di un caleidoscopio privo di colori, ha come scopo la pausa dall’overdose visivo ed il controllo della riflessione.
Un ragionamento destinato ad avvolgersi su se stesso, in cui forse solo alla fine può comparire un pizzico di reale umanità.
Ma forse è solo un’illusione.
(Italia, 2006, b/n, 4')
Regia, sceneggiatura e montaggio di Michele Bellio.
Con Marco Pilloni, Mariano Deromedi, Nicola Bortolamedi, Michele Bellio.
Il paradigma della tensione cinematografica.
Un luogo deserto, un sonoro d’effetto (amplificato dalla mancanza di dialoghi), un personaggio in difficoltà ed una situazione inspiegabile ed apparentemente senza via d’uscita.
Solo che la cosa si complica leggermente: un misterioso narratore sembra muovere i fili di un confronto impari fra un giovane ed una misteriosa figura che all’improvviso inizia a seguirlo. All’inizio la cosa è poco fastidiosa, ma gradualmente assume contorni inquietanti, e le poche possibilità d’aiuto incontrate lungo la fuga si rivelano inutili perdite di tempo.
I piani del reale e del fittizio si confondono, il racconto sfocia nel sogno e viceversa.
La tensione, e, in senso lato, la paura, sono emozioni difficilmente costringibili in un’unica dimensione.
Inevitabile quindi, che travalichino i confini.
(Italia, 2006, colore, 11')
Regia e sceneggiatura di Michele Bellio.
Con Claudia Selber, Michele Bellio, Nicola Bortolamedi, Mariano Deromedi, Marco Pilloni.
Musiche ed effetti sonori di Patrick de Aliprandini, Massimo Faes, Daniel Leonardi, Ivan Lorenzoni.
Montaggio di Michele Bellio e Nicola Bortolamedi.
Una parodia-omaggio al gangster movie. In un bar s’incontrano, all’insaputa l’una dell’altra, due coppie di malviventi. Entrambe hanno lo stesso obbiettivo: sequestrare, ad una serata di musica, il dj e scappare con l’incasso. Solo che organizzare la cosa non è molto semplice, specialmente se i quattro sono degli idioti e se a complicare le cose interviene un’avvenente barista che sembra volerne sapere un po’ troppo…
Sostenuta dalle briose musiche similblues composte ad hoc da quattro musicisti d’eccezione, una commedia che opera come esperimento fondamentale l’eliminazione della situazione clou.
La narrazione, infatti, prende in esame il prima e il dopo rispetto alla serata incriminata, lasciando all’espressività della sequenza finale il compito di riassumere l’esito del colpaccio.
Girato in condizioni disperate, in un unico pomeriggio di riprese, il corto è il primo esperimento dialogato operato dal gruppo.
Gli ovvi limiti tecnici imposti dal budget non gli hanno impedito di diventare il più amato dal pubblico nel corso della serata di presentazione.
(Italia, 2006, colore e b/n, 12')
Regia, sceneggiatura e montaggio di Michele Bellio.
Con Marika Larcher, Rosaria Prota, Nicola Bortolamedi, Michele Bellio, Marco Pilloni.
Cinque coppie, cinque dialoghi. Ciascuno di essi è girato in modo da rappresentare una sorta di mondo a sé stante, tramite giochi di luce o veri e propri effetti digitali.
I temi sono i più comuni, ed i più affascinanti: l’amore, la gelosia, l’invidia, l’amicizia, il dolore.
Ogni coppia ha a disposizione poche battute in cui far convergere tutto il significato dell’intero dialogo, per questo il finale rimane quasi sempre in sospeso o termina con una frase che concentra tutta l’attenzione, sconvolgendo il senso di quanto affermato fino ad allora.
Tra un dialogo e l’altro, filtrati in modo da assumere fattezze irreali, i paesaggi della Val di Non compaiono sulle note di brani di musica classica, per permettere allo spettatore di assimilare quanto appena visto e prepararsi ad una nuova riflessione.
E inoltre, ancora una volta, la placida atmosfera della natura circostante fa da netto contraltare al caos incontrollabile delle emozioni umane. Forse tutto ha davvero un significato preciso. Forse.
(Italia, 2006, colore, 18')
Regia, sceneggiatura e montaggio di Michele Bellio.
Con Emanuela Chessler, Michele Bellio, Nicola Bortolamedi, Andrea Vezzola, Chiara Brentari, Michele Pastorelli.
La colonna sonora è "On the boredom at sunset" degli Stone Martens.
Il primo tentativo di narrazione lineare e completa. Una sorta di commedia romantica in miniatura, dai ritmi più dilatati e dalla conclusione volutamente scontata, che ha per tema fondamentale il destino.
Può un uomo operare delle scelte per decidere il proprio futuro? Oppure il suo essere cieco di fronte a ciò che la vita gli offre potrebbe creargli semplicemente più problemi di quanti non ce ne fosse bisogno?
Il lieto fine è d’obbligo ma la riflessione spinge a riflessioni di vario livello: quanto spesso ci fermiamo a guardare le cose solamente in apparenza? Quanto realmente consideriamo tutte le attività di cui ci riteniamo assidui praticanti? Quanto attentamente valutiamo il significato ed il fine delle nostre riflessioni?
A volte lasciarsi andare alla soluzione più semplice sembra così difficile, ma forse, dopo tanto patire, la scelta più ovvia rimane la migliore…